“Chissu è de nostri”, risate e riflessioni a teatro con il progetto “Ceet” dell’Arci

Risate e riflessioni per riscoprire la cultura catanzarese e rilanciare i valori fondanti di un territorio da amare nel solco di quell’unione tra ragazzi e adulti che era e rimane una delle irrinunciabili    mission del progetto Ceet.

È la sintesi della serata che al Teatro Hercules ha acceso i riflettori sul progetto finanziato da “Con i bambini”, il fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che a Catanzaro l’Arci sta portando avanti proprio in sinergia con il Teatro Hercules.

A dare il via a un mese di giugno che per l’Arci si preannuncia ricco di impegni il monologo “Chissu è de nostri”, la performance targata Piero Procopio che per più di un’ora ha letteralmente ipnotizzato il pubblico regalando un tuffo nei ricordi agli adulti e catapultando nella storia recente della propria città i tanti studenti delle scuole che operano per lo più nel quartiere di Santa Maria. Meraviglia e allegria si sono così fuse in una serata di svago che ha dato i frutti sperati lasciando a proverbi e racconti d’infanzia il compito di far rivivere tempi duri, ma al contempo ricchi di insegnamenti e valori da preservare con fermezza. Sullo sfondo i sacrifici dei padri e la forza delle madri, in mezzo le marachelle di figli che, finita la scuola, giocavano all’aperto spesso fino al tramonto e senza mai perdere il sorriso nonostante un’epoca fatta di rinunce e risparmi. Di scena tutta la comicità targata Procopio che da cabarettista navigato ha esaltato le donne e la buona cucina evidenziando simpaticamente pure le differenze tra il Sud e il Nord del Paese. L’ha fatto attraverso esilaranti esempi che nel monologo spaziano dalle celebrazioni funebri fino all’abbondanza dei nomi che, pensando al settentrione d’Italia, Piero Procopio individua finanche in comuni e cognomi.

Abbiategrasso e Berlusconi gli emblemi di un territorio che prolifera, ma che nel monologo “Chissu è de nostri” è letteralmente messo a tappeto da un Sud che vive, ama e non si stanca di fare necessità virtù. “Ci siamo cresciuti così” l’intercalare che dà al monologo una sorta di spinta magica in grado di tenere alta l’attenzione per tutta la durata di uno spettacolo teatrale che ha dimostrato con i fatti di saper legare in un filo conduttore indissolubile cultura, educazione e territorio ovvero proprio i concetti sospinti dal progetto Ceet (Cultura, empowerment, educazione e territorio) che il presidente di Arci Calabria, Giuseppe Apostoliti, ha definito «magnifico» ricordando proprio il coinvolgimento delle scuole e lanciando il cuore oltre l’ostacolo fino a quella carovana pedagogica che presto dovrebbe arrivare proprio sui Tre colli.

Nello sforzo di rompere le maglie dell’isolamento attraverso l’implementazione di azioni educative e rigenerazione territoriale, il teatro conquista così un ruolo fondamentale da giocare promuovendo relazioni e condivisioni che riguardano anche i ragazzi del circolo “Coriss Imparando“.

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