Nella ricerca di Terzjus viene fotografato il ruolo dei CSV dopo la riforma

Nell’ultimo rapporto Terzjus le trasformazioni del volontariato e come queste si riflettano sui principali attori chiamati a sostenerlo: le reti associative e i Csv. Chiara Tommasini: “I Centri sono sempre più attivi nella promozione e nell’animazione territoriale, e i loro servizi si integrano sempre di più con tutti gli attori del territorio.”  

Qual è oggi il ruolo delle reti associative e dei Centri di servizio per il volontariato nell’ecosistema del terzo settore? A questa domanda risponde la nuova ricerca promossa da Fondazione Terzjus, su incarico di Unioncamere, che indaga in profondità la fisionomia e le prospettive di questi attori nel contesto normativo della riforma del terzo settore.

Il report curato da Cristiano Caltabiano, dal titolo “Ruolo e prospettive delle reti associative e dei Centri di servizio per il volontariato dopo la riforma del Terzo settore”, attraverso un’indagine qualitativa e lo studio di quattro Csv territoriali – Torino, Toscana, Emilia e Bari – fa emergere un quadro ricco e articolato, sottolineando come Csv e reti si stiano rivelando elementi centrali nell’evoluzione dell’intero sistema degli enti di Terzo settore. Come sottolineato da Luigi Bobba, presidente della Fondazione Terzjus, durante l’evento di presentazione (che si può rivedere qui) alla sede del Cnel di Roma lo scorso 8 maggio “Attraverso un’analisi articolata attorno alle tre dimensioni di advocacy, identità e servizio, la ricerca conferma quanto le due realtà, grazie a un’azione integrata e sempre più radicata nei territori, si stiano affermando come veri motori di innovazione social”.

Uno dei punti chiave evidenziati è la crescente tendenza alla collaborazione. Le reti associative nazionali e i Csv non operano più in compartimenti stagni, ma iniziano a costruire alleanze, sinergie operative e percorsi comuni, superando logiche autoreferenziali. Come si legge nel rapporto, “il rafforzamento della coesione tra soggetti intermedi è un passaggio necessario per affrontare le nuove sfide poste dalla trasformazione del volontariato e delle forme di attivismo civico”.

In questo contesto, i Csv emergono come infrastrutture di nuova generazione: non più semplici erogatori di servizi, ma piattaforme di innovazione sociale che sperimentano nuove pratiche, accompagnano le associazioni nel cambiamento e promuovono forme di partecipazione sempre più inclusive. Un’evoluzione resa possibile anche dalla riorganizzazione territoriale seguita alla riforma, che ha portato i Csv a ridefinire il proprio mandato, ampliando la platea degli enti supportati e ripensando le modalità di intervento.

“Questa ricerca restituisce con chiarezza il percorso di trasformazione vissuto dai Csv negli ultimi anni – commenta Chiara Tommasini, presidente di CSVnet –. Abbiamo affrontato una sfida organizzativa profonda, ma senza mai perdere di vista la nostra missione: sostenere il volontariato, intercettarne i cambiamenti, costruire spazi per nuove forme di impegno. Oggi i Csv sono sempre più luoghi di sperimentazione, capaci di promuovere una cultura della partecipazione dinamica, aperta e intergenerazionale”.

Lo studio mostra che il 30 % dei CSV opera in aree con la più alta densità di ETS per abitante e registra una mediana di 17 volontari ogni 12 addetti (rapporto 1,4). Viene inoltre messo in luce il crescente peso delle attività di promozione del volontariato sul territorio, che nel 2022 hanno assorbito il 37,1 % delle risorse complessive dei Centri – quasi 4 euro su 10 – senza tuttavia ridurre il livello dei servizi di supporto.

Dall’analisi dei casi di studio emergono inoltre quattro prospettive strategiche condivise. La prima è il massiccio potenziamento delle piattaforme digitali, pensato per snellire i servizi di supporto agli Ets, raggiungere un numero maggiore di potenziali volontari e mettere a disposizione degli enti uno spazio dedicato all’archiviazione dei dati. La seconda linea d’azione consiste nella creazione di percorsi formativi e di aggiornamento per potenziare gli interventi delle organizzazioni. La terza strategia punta su interventi differenziati a livello locale per attrarre nuovi volontari e sostenere, infine, percorsi di progettazione sociale in cui il volontariato sia sempre più protagonista.

Si tratta di sfide importanti che si collegano anche al nuovo mandato per i Csv definito nel codice del terzo settore, che “il Codice definisce volontario chi agisce all’interno delle organizzazioni, ma volontario è anche chi opera al di fuori. Come intercettarlo? Da qui le iniziative nelle scuole e tutte le altre progettualità pensate per avvicinare nuovi cittadini a questa esperienza, garantendo loro il momento giusto, il percorso più adatto e l’ente più idoneo, così da valorizzare al massimo il loro impegno” conclude Tommasini.

Oltre alla presidente di CSVnet la presentazione del rapporto ha visto gli interventi di Giuseppe Tripoli, Segretario generale di Unioncamere; Cristiano Caltabiano, sociologo, ricercatore senior di Terzjus e curatore del volume; Antonio Fici, direttore scientifico di Terzjus. E a seguire: il Capo Dipartimento Politiche sociali del MLPS, Alessandro Lombardi, la portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Vanessa Pallucchi, e il Segretario Generale di Fondazione O.N.C., Massimo Giusti. Al termine sono seguiti gli interventi delle principali reti associative ed infine l’intervento conclusivo di Luigi Bobba.

Fonte: di Clara Capponi CSVnet

Stampa o condividi