Riforma del Terzo settore, una scommessa persa: “Si doveva e si poteva fare di più”

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Vi proponiamo un articolo di Elisabetta Bianchini e Anna Donegà, “Controcorrente. Nuova legge, scommessa persa. Eccesso di burocrazia e vincoli. Piccole e medie Odv penalizzate”, pubblicato sul numero 3-2017 della rivista VDossier dedicato al tema “Incroci di cultura e Riforma. Idee, princìpi e valori per orientarsi nella nuova legge del Terzo settore”.

L’articolo (che potete leggere in allegato) propone un’analisi critica dei due principali decreti che hanno dato vita alla Riforma del terzo settore, il decreto legislativo n. 117/2017 (Codice del Terzo settore) e il decreto legislativo n. 112/2017 (revisione della disciplina in materia di impresa sociale).
L’economista Marco Grumo e i sociologi Luca Fazzi e Ugo Ascoli espongono perplessità e dubbi sulla Riforma, che risulta piena di difetti e ombre: “Si doveva e si poteva fare di più”.

Marco Grumo, Direttore della divisione “Non Profit e Pubblica Amministrazione” di ALTIS, Professore di economia e managemente delle organizzazioni non profit presso l’Università Cattolica di Milano, si sofferma su alcuni aspetti. Il funzionamento delle organizzazioni: troppi vincoli e regole, obblighi stringenti, complessi e onerosi che creeranno difficoltà agli enti medio-piccoli. Le forme di finanziamento: anche qui, troppi vincoli soprattutto se un ente del terzo settore si autofinanzia con attività diverse da quelle di interesse generale, con la conseguenza di vedersi nella realtà costretti alla dipendenza finanziaria da bandi pubblici o privati o da donatori. Un eccesso di burocrazia e di controlli anche per entrare nel Registro unico nazionale del Terzo settore (obblighi e controlli in materia fiscale, sugli organi interni, sul bilancio).

Luca Fazzi, ordinario e direttore del master in Gestione dell’impresa sociale dell’Università di Trento, esprime criticità sulle applicazioni reali della Riforma, di cui mette in luce due piani, quello visibile e quello nascosto. Il piano visibile è quello costituito dai decreti legislativi pubblicati. Il piano nascosto riguarda gli interessi in gioco e le dinamiche. Ad esempio, non è chiaro il modello di welfare che si vuole realizzare, invece per Fazzi è fondamentale capire e dire in quale direzione deve andare il welfare. E sono oscure le negoziazioni che hanno portato al testo finale, che infatti presenta diverse contraddizioni. Contraddizioni che Fazio nella sua analisi illustra per fare emergere il lato non visibile. Anche Fazio, infine, punta il dito contro i troppi vincoli e controlli imposti dalla Riforma la cui architettura viene infatti definita “borbonica”.

Ugo Ascoli, professore ordinario in Sociologia economica presso l’Università Politecnica delle Marche, sostiene che questa Riforma è piena di insidie e ambiguità che snaturano il volontariato. Ad esempio, viene svuotato il senso di gratuità: se il volontario può ricevere una pur minima ricompensa, autocertificando le spese sostenute, e magari è attivo in più associazioni, si configura una forma ibrida di volontariato e poco “gratuita”.
Ugo Ascoli sottolinea un altro aspetto negativo della Riforma: l’indebolimento dei Centri di servizio per il volontariato. Ridotti nel numero (quasi dimezzati), con meno risorse a disposizione e con un aumento di competenze relative a tutti gli enti del terzo settore. Eppure i CSV, realtà unica nel panorama europeo, sono fondamentali per la crescita e il sostegno degli enti non profit, con cui finora hanno stretto un forte legame territoriale.

Vi invitiamo a leggere in allegato l’articolo di Elisabetta Bianchini e Anna Donegà, tratto dalla rivista Vdossier, una rivista trimestrale realizzata da un gruppo di Centri di Servizio per il Volontariato: del Lazio, delle Marche, CSVnet Lombardia, di Milano, Bologna, Messina, Rovigo, Cremona, L’Aquila.

Leggi articolo completo

http://www.volontariato.lazio.it

http://www.retisolidali.it

fonte: www.nonprofitonline.it

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