Donazioni: il futuro è online e sempre più social

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I dati della prima edizione del Global Trends in Giving Report: sei donatori su dieci al mondo preferiscono donare attraverso rete e non sono solo Millennials. Nel rapporto realizzato da Public Interest Registry e Nonprofit Tech for Good tante le sorprese sul profilo dei donatori di tutto il mondo.
ROMA – Il web e i social media conquistano anche il mondo delle donazioni: dopo i primi strumenti di fundraising lanciati negli anni 90, ad oggi il popolo dei donatori sta migrando pian piano verso nuove piattaforme e sei donatori su dieci in tutto il mondo affermano di preferire donazioni online rispetto alle solite soluzioni. A tracciare un primo bilancio mondiale delle donazioni online è un progetto di ricerca supportato da Public Interest Registry, un’organizzazione non profit creata da Internet Society (Isoc) per gestire i domini .org, e realizzato da Nonprofit Tech for Good, un blog molto seguito dal mondo del non profit internazionale. È il Global Trends in Giving Report che alla sua prima edizione fa un quadro di come le nuove tecnologie e mezzi di comunicazione stiano influenzando le donazioni in tutto il globo.
I risultati di questa coraggiosa ricerca sono interessanti, anche se come spiega la stessa nota metodologia della ricerca, per questa prima edizione vanno presi un po’ con le pinze.
L’ampio respiro della ricerca (condotta su 95 diversi paesi su sei continenti) stride un po’ rispetto al campione selezionato esclusivamente online: più di 4 mila interviste raccolte tra maggio e giugno 2017. I dati raccolti, spiega inoltre la nota metodologica del rapporto, sono rappresentativi di quella fetta di donatori che legge l’inglese, il francese o lo spagnolo, ha un accesso a internet e usa l’email o i social media. Un limite che ha determinato una partecipazione di donatori soprattutto di lingua inglese, residenti negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e nel Regno unito. Nel 2018, però, la ricerca verrà effettuata anche in arabo e portoghese per estendere ancor di più il suo raggio d’azione.
Secondo la ricerca, la maggior parte dei donatori che hanno risposto sono donne (il 73 per cento), hanno più di 37 anni, risiedono in paesi sviluppati e mediamente preferiscono le donazioni online ( in Nord America sono il 62 per cento, 48 per cento in Sud America, 42 per cento in Asia, 39 per cento in Africa, 54 per cento Australia e Oceania, mentre in Europa sono il 57 per cento). La causa più supportata, invece, è quella che vede come destinatari delle iniziative l’infanzia e i giovani. Il 45 per cento dei donatori, inoltre, invia donazioni a organizzazioni che operano fuori dal proprio paese di residenza, grazie al web che dà ai donatori la possibilità di sapere quel che succede in tuto il mondo.
L’aumento delle donazioni online, inoltre, è direttamente correlato con l’incremento dell’uso dei social network. Quattro donatori online su dieci affermano di essere stati ispirati dai social media. Sebbene siano Facebook, Twitter e Instagram i canali più gettonati, LinkedIn e WhatsApp, spiega la ricerca, sembrano avere un potenziale ancora da sfruttare sul fronte del fundraising. Le email, però, non sono del tutto superate. Anzi. Secondo la ricerca, il 38 per cento dei donatori è stato incoraggiato proprio da una mail. Inoltre, il 57 per cento dei donatori sostiene di aver appreso di una raccolta fondi proprio grazie alla posta elettronica.
Fanalino di coda l’ormai vecchio piccolo schermo e la radio che, secondo la ricerca, motivano verso una donazione soltanto il 5 per cento dei donatori. Nonostante questi risultati, secondo i ricercatori, sono solo il 6 per cento i donatori che donano attraverso tecnologie mobili e smartphone, sebbene il 66 per cento pensi di essere disposto ad usare un’applicazione che permetta di donare attraverso un paio di digitazioni sullo schermo. Un dato interessante, al di là del mezzo scelto, è quello dell’attenzione dei donatori: il 90 per cento pensa che le organizzazioni debbano tenere aggiornati i donatori sui programmi e sul lavoro dell’organizzazione.
A donare sul web non sono soltanto i più giovani. Secondo la ricerca, tra i donatori online ci sono sia i Millennials (cioè i donatori nati tra il 1981 e il 1997), ma anche quelli della generazione X (1965-1980) e i Baby Boomers (1946-1964): i primi sono i più numerosi col 62 per cento di donatori online, come era facile immaginare, ma le altre due generazioni si difendono bene con il 59 per cento. Le email, infine, sono più seguite dai Baby Boomers e meno dai Millennials. Altro aspetto interessante che emerge dalla ricerca è che il 67 per cento dei donatori intervistati ha svolto del volontariato in una organizzazione nell’ultimo anno. Tra i volontari, ben il 97 per cento pensa che il loro impegno abbia avuto un impatto positivo, stessa percentuale che poi ha donato per la stessa organizzazione per cui ha prestato servizio.
I dati raccolti dai ricercatori, inoltre, danno un spaccato delle donazioni online per ogni continente, evidenziandone le particolarità. Secondo il report, infatti, in Africa il 16 per cento dei donatori preferisce usare il mobile per fare donazioni. Questo perché molto spesso questo tipo di tecnologie rappresentano il primo accesso a internet e anche uno dei modi per conoscere le attività delle organizzazioni non governative, la cui presenza sul mobile sta crescendo rapidamente. In Australia e in Oceania, invece, sono i donatori più giovani a distinguersi. Nonostante la generazione X sia la più generosa, sono i donatori della cosiddetta generazione Z (i nati dopo il 1998) quelli a donare più spesso rispetto a qualsiasi altra regione al mondo. Il continente asiatico, invece, presenta un quadro unico per quel che riguarda la diversità religiosa e influenza delle festività religiose sulle donazioni. Tra le donazioni online, in questo caso, spiccano quelle a favore dei bambini, dell’educazione e delle donne.
In Europa, invece, le donazioni riguardano soprattutto i diritti umani e civili, gli animali e i temi dello sviluppo internazionale. Il 39 per cento dei donatori, inoltre, appartengono alla generazione X e secondo lo studio hanno il più basso tasso di partecipazione come volontari. Generosi come donatori e volontari, sono meno inclini ad avere rapporti stretti con le organizzazioni preferite. Il Nord America, invece, si caratterizza per la forte presenza di donatrici, molte delle quali appartenenti alla generazione dei Baby Boomers e tuttavia molto propense a donare online: il 62 per cento dei donatori di questa regione, infatti, usa il web per donare, la percentuale più alta al mondo. Il Nord America, però, si distingue anche per una maggiore attenzione dei donatori alle cause legate alla fede, tuttavia andando a guardare da vicino quello che accade negli Stati uniti, con le diverse generazioni le cose stanno cambiando. I Millennials, infatti, sono più indirizzati verso i diritti umani e la generazione X, invece, maggiormente verso la protezione animali. Infine il Sud America, dove i social media giocano un ruolo importante sulle donazioni, rispetto all’utilizzo della posta elettronica il cui impatto è minimo.(ga)
Fonte Redattore Sociale

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