Il “pasticcio” in Senato sul 5 per mille: il commento su Vita.it di Luigi Bobba, presidente di Terzjus

Mentre si tessevano le lodi del Terzo settore per la sua capacità di alimentare la rete della solidarietà al fine proteggere i cittadini più fragili di fronte alle pesanti conseguenze della pandemia, il Senato della Repubblica – il 9 giugno scorso – votava una proposta di legge presentata dalla Lega con il voto favorevole dei principali gruppi politici, salvo l’astensione dei gruppi parlamentari del PD e di Leu; proposta che, se fosse approvata in via definitiva anche alla Camera, andrebbe a depauperare Il fondo dedicato al 5 per mille.

Sulla carta e in astratto, l’intento dei proponenti potrebbe anche essere condivisibile – alimentare il fondo per l’assistenza del personale di tutti i corpi dello stato (Polizia, Carabinieri, Finanza, Guardie carcerarie oltreche’ Esercito, Marina e Aereonautica) – ma il provvedimento appare del tutto disallineato con la recente riforma del terzo settore e per di più sottrarrebbe agli ETS significative risorse quali sono quelle del 5 per mille. Risorse peraltro gia’ oggi insufficienti per assicurare che ai beneficiari arrivi effettivamente quel 5 per mille della tassazione dovuta, destinato dal contribuente proprio alle organizzazioni non profit e comunque agli enti che perseguono finalita’ di interesse generale nel campo del volontariato, della ricerca scientifica e sanitaria. Insomma un piccolo assalto alla diligenza,seppur vestito con nobili intenzioni.

Il provvedimento,ora in discussione alla Camera (AC 3157) appare del tutto contraddittorio non solo con l’ispirazione originaria del 5 per mille – innovativo istituto introdotto nel 2006 in via sperimentale, come applicazione del principio della sussidiarietà fiscale, dall’allora ministro del Tesoro, Giulio Tremonti; ma ancor di piu’ con la recente legislazione, in particolare con il Dlgs. 111/2017 e il Dpcm del luglio 2020. In entrambi i provvedimenti, il legislatore e il Governo hanno incardinato il 5 per mille nella più generale cornice della riforma del terzo settore e del Codice ad essa connessoCosicchè quelle risorse – 500 milioni – faticosamente ottenute e stabilizzate con la legge di bilancio del 2015 ( anche grazie ad una efficace campagna di stampa promossa da Vita) vengono chiaramente destinate agli Enti iscritti al neonato Registro del terzo settore,agli enti senza scopo di lucro della ricerca scientifica e dell’Università, agli enti di ricerca sanitaria, al sostegno alle attività sociali dei Comuni di residenza del contribuente nonche’ alle Asd riconosciute dal Coni che promuovono lo sport tra i minori e gli anziani.

Un universo composto da circa 69.000 enti accomunati non solo dal non avere finalità lucrative,ma altresì dal perseguire finalita civiche, solidaristiche e di utilità sociale svolgendo attività di interesse generale individuate dall’art. 5 del Codice del terzo settore. In tal senso, il legislatore ha voluto non solo rispettare ma valorizzare il principio di sussidiarietà fiscale per cui lo stato rimette nelle mani del contribuente la facolta’ di decidere a chi destinare una quota parte – il 5 per 1000 appunto – della tassazione dovuta, vincolando però tale destinazione ai criteri prima richiamati. Dall’esame del testo approvato dal Senato, le norme contenute appaiono del tutto estranee a queste recenti disposizioni legislative sia perchè si destinano non a soggetti della sussidiarietà orizzontale, ma a Corpi dello stato le risorse del 5 per mille; sia perche’ si introduce la possibilità di avere anche dei beneficiari di tipo individuale, quali sono ” i congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per cause di servizio o in servizio”, meritevoli, secondo il disegno di legge, di sostegno e assistenza. Ci sarebbe altresì da domandarsi perché scegliere solo questi destinatari colpiti da eventi luttuosi o comunque dannosi per le persone e non, per esempio, i familiari deceduti per Covid o a causa di morte sul lavoro. È evidente che nel momento in cui ci si disancora sia dal principio del sostegno agli enti espressivi della sussidiarietà orizzontale, sia dalle finalità/ attività di interesse generale, si produce uno strappo normativo foriero di palesi ed evidenti contraddizioni.

A ciò si aggiunga il depauperamento delle risorse che sarebbero destinate agli Enti del terzo settore anche in considerazione del fatto l’attuale dotazione del fondo pari a 525 milioni è ormai quasi insufficiente ad assicurare agli stessi un beneficio pari al 5 per 1000 effettivo e non , com’era gia accaduto prima del 2015, ad un 4 per mille. Quindi per gli Enti del terzo settore, specialmente per le organizzazioni di volontariato che si reggono prevalentemente su donazioni e 5 per mille, il rischio di una nuova tegola e ‘ incombente. Scelta ancor più irragionevole se si pensa che dallo scorso anno,in forza dei provvedimenti della Riforma del terzo settore, i tempi di erogazione delle risorse ai beneficiari sono stati dimezzati da due anni ad uno solo.

C’è da augurarsi che la Camera blocchi tale pernicioso provvedimento e operi in due diverse direzioni: assicuri al personale dei diversi Corpi dello stato che tutelano la sicurezza di tutti i cittadini e a coloro che operano nelle Forze armate maggiori risorse per sostenere il richiamato Fondo per l’assistenza, attingendo però’ a voci del Bilancio dello Stato diverse da quella del 5 per mille.

E, in secondo luogo, che si approvi un ordine del giorno impegnativo per il Governo affinché lanci ,proprio in questi mesi in cui si presentano le dichiarazioni dei redditi, una campagna di comunicazione volta a raccontare il buon utilizzo del 5 per mille in modo da sollecitare anche quei 14 milioni di contribuenti che non si avvalgono di tale opzione; e, allo stesso tempo, che nella prossima legge di bilancio si porti la dotazione del Fondo ad un valore pari a 600 milioni.

Fonte: Vita.it

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