Quale futuro per il Corpo europeo di solidarietà? Tutto è ancora in gioco

Quale futuro per il Corpo europeo di solidarietà? Tutto è ancora in gioco

Dal 2021 il programma per la mobilità dei giovani volontari under 30 si fonderà con EU Aid Volunteers, per progetti nel mondo senza limiti di età. Il confronto tra il “gruppo di interesse” di europarlamentari e la Commissione, anche sui problemi per le attività in corso 

di Nicolò Triacca

 

Il gruppo di interesse europeo sul volontariato si è riunito ieri, per la seconda volta nel 2020, per discutere con Parlamento e Commissione il futuro del Corpo europeo di solidarietà alla vigilia dell’approvazione del nuovo programma, ma senza dimenticare le difficoltà che le associazioni stanno vivendo nella gestione dei progetti in corso a causa delle limitazioni dovute all’emergenza sanitaria.

Nato lo scorso dicembre, il gruppo d’interesse è ospitato dal Parlamento Europeo e riunisce europarlamentari e organizzazioni della società civile che si ritrovano regolarmente per fornire stimoli e contributi sulle principali tematiche del volontariato in Europa. Entro la fine del 2020 l’Unione Europea dovrà infatti dotarsi di un nuovo quadro finanziario e approvare i programmi per il settennato 2021-2027. Tanti gli aspetti ancora da definire sul Corpo Europeo di Solidarietà per i quali Parlamento e Commissione stanno trattando in queste settimane con l’obiettivo di arrivare a un accordo per poter approvare il programma prima del nuovo anno.

Quello di ieri è stato un incontro denso di contenuti in un momento particolarmente delicato dell’iter decisionale. Moderato da Centro Europeo del Volontariato (Cev), il gruppo ha visto la partecipazione di trenta rappresentanti di organizzazioni della società civile, dei tre europarlamentari referenti del gruppo Joveva (Renew Europe), di Michaela Šojdrová (EPP) e Domènec Ruiz Devesa (S&D) e di Florencia van Houdt, dirigente dalle sezioni giovani della DG Educazione e Cultura alla Commissione Europea.

Un momento dell'incontro online
Un momento dell’incontro online

Per quanto riguarda gli interventi sul programma in corso, che vedrà volontari e progetti attivi fino alla fine del 2022, nei giorni scorsi il Cev aveva inoltrato una lettera alla Commissione elencando le problematiche che i volontari e le organizzazioni stanno affrontando. Alla redazione della lettera hanno partecipato anche alcuni Csv italiani portando la loro esperienza diretta. Il gruppo ha discusso con la rappresentante della Commissione toccando punti molto concreti come l’insufficienza del 35% del budget previsto in caso di progetto venga realizzato solo online, la difficoltà di reperire volontari o di sostenere costi già impegnati e non annullabili laddove i progetti non possano essere attivati, come i contratti d’affitto a lungo termine o le utenze. Si è parlato inoltre di assicurazione sanitaria per i volontari non europei ed è stata chiesta la possibilità di inserire i costi dei test Covid tra le spese di viaggio. La Commissione ha preso appunti e ha riferito che cercherà di dare risposte nonostante le limitazioni imposte dalla base legale del programma.

Sul futuro invece vi sono ancora molte questioni aperte e tutto è ancora in gioco. A partire dal 2021 il Corpo europeo di solidarietà, dedicato alla mobilità dei giovani volontari fino ai 30 anni in Europea e nei paesi limitrofi, e il programma EU Aid Volunteers, che offre opportunità di volontariato senza limiti di età nella cooperazione e lo sviluppo in tutto il mondo, verranno uniti in un unico contenitore. Operazione non semplice che pone tanti problemi. Primo tra i quali come gestire il limite d’età dei partecipanti e di come preservare l’identità di programma giovanile del Corpo europeo che ha una storia più che ventennale a partire dal Servizio Volontario Europeo. È stato proposto di eliminare dal nuovo programma le azioni di tirocini e lavoro originariamente contenute nel Corpo europeo di solidarietà rimandando questo tipo di interventi al programma Youth Garantee. Qualcuno ha parlato anche di cambiare il nome, cosa molto difficile visti i tempi e lo sforzo fatto per affermare tra beneficiari e addetti ai lavori il marchio Corpo europeo di solidarietà. A riguardo però sorge un problema rispetto all’acronimo inglese Esc – European Solidarity Corps – che non potrà essere usato in quanto precedente già associato all’European Song Contest, la Commissione invita a utilizzare il nome per intero. (Nicolò Triacca)

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