Terzo settore e lavoro, il premier apre alle Acli

 

Terzo settore e lavoro, il premier apre alle Acli

Toni dialoganti per portare posizioni diverse su periferie, migranti, populismo e sovranismo come risposte nel Paese delle fratture. Apertura attesa al non profit e la richiesta di una collaborazione sulla riforma dei centri per l’impiego. È la prima volta del premier Giuseppe Conte alle Acli.

A PAGINA 12 Terzo settore e lavoro Conte apre alle Acli Poi elogia i populisti Dialogo su riforma e centri per l’impiego «I sovranisti? Contro la vecchia politica» PAOLO LAMBRUSCHI INVIATO A TRIESTE oni dialoganti per portare posizioni diverse su periferie, migranti, populismo e sovranismo come risposte nel Paese delle fratture. Apertura attesa al non profit e la richiesta di una collaborazione sulla riforma dei centri per l’impiego. Silenzio sulle proposte acliste di riforma di fisco e pensioni. La prima volta

T del premier Giuseppe Conte alle Acli, tra il ricordo al mattino a Palermo di don Puglisi e la Messa serale per il primo mese del crollo del ponte a Genova, si svolge nel segno del dialogo, come egli stesso ha ribadito ieri pomeriggio a Trieste all’incontro nazionale di studi. Preceduto dall’analisi del politologo Giovanni Orsina sul rancore, collante dell’Italia

L’impegno all’avanguardia nella rottura con la politica e il sistema dei partiti, Conte fuga subito i timori dell’associazione sulla disintermediazione e la sparizione del terzo settore dal radar della politica. «Da studioso – esordisce sapendo di non giocare in casa – ne ho subito afferrato negli anni ’90 l’importanza. Al governo abbiamo deciso di non disperdere, pur con qualche correttivo, la riforma del terzo settore. E ho deciso di testimoniare con la mia presenza qui un omaggio all’associazionismo». Citando non a caso Tocqueville e il suo viaggio in America sul valore dei corpi intermedi, Conte garantisce che nella maggioranza non vi sono ostilità o diffidenze verso il terzo settore e che la sussidiarietà resta un concetto cardine. Invita poi a proseguire il dialogo su temi concreto elogiando. Difende, però, concetti come populismo e sovranismo. «Personalmente non ne ho una concezione negativa. La radice delle due parole è importante, la sovranità appartiene al popolo dice la Costituzione. Se poi uno ne fa cattivo uso, ne ri-

del premier a «non disperdere, pur con qualche correttivo», l’ultima legge sul non profit. Distanze su migranti, silenzio sul fisco sponderà». Conte, che si definisce proveniente da sinistra e fustiga l’arroganza dei vecchi politici elogiando la democrazia diretta, contesta anche la definizione di Lega e Cinquestelle come forze antisistema. «Hanno denunciato la vecchia politica e hanno presentato un nuovo progetto per voltare pagina. Il populismo è la risposta alla rottura delle élite politiche con i cittadini, il sovranismo mette in discussione il cosmopolitismo e la globalizzazione che ha dato ricchezza ai più forti producendo disuguaglianze». Sull’immigrazione il premier si smarca sia dalle posizioni acliste che da Salvini, ribadendo sia il diritto dei profughi di sbarcare in Italia e chiedere asilo, ma difendendo altresì l’operato del suo governo, che a suo dire ha sollevato il confronto sul tema in Europa. Per il premier, prima ancora di parlare di redistribuzione dei flussi e di movimenti secondari, occorre «elaborare una politica articolata e complessa per regolamentare i flussi in accordo con i principi europei in base alle esigenze dei diversi Paesi». Conte chiede insomma di affrontare le migrazioni in modo strutturale. «Noi – continua – soccorreremo sempre le persone in mare, ma non possiamo offrire accoglienza indiscriminata: abbiamo 5 milioni di poveri e chi è in Italia si deve integrare». Torna sul taglio dei fondi alle periferie, criticato anche dalle Acli. «Ho incontrato l’Anci e alcuni i sindaci per consentire a chi ha progetti già in fase esecutiva di poterli realizzare». Invita poi gli aclisti a presentare la proposta di riforma centri per l’impiego, che dei prevede un collegamento tra questi, i centri professionali privati sui territori e le imprese. Viste le alterne vicende della riforme fiscale e pensionistica, non fa cenno invece alle proposte presentategli dalle Acli. Che, lo ribadiamo, prevedono flessibilità in uscita, ossia la possibilità di scegliere quando ritirarsi dopo i 62 anni per chi ha la pensione contributiva, l’obbligatorietà della pensione integrativa e l’aumento delle pensioni sociali. Sul piano fiscale, le Acli bocciano la flat tax non progressiva, quindi anticostituzionale, ricordando che dalle oltre 40 aliquote del 1973, anno di partenza dell’Irpef, che arrivavano a tassare un reddito fino a 500 milioni di lire, siamo scesi dal 2007 a 5 aliquote che colpiscono chi guadagna dai 7.500 ai 75.000 euro, il ceto medio. Per evitare di bloccare la macchina dello Stato, che costa 840 miliardi di euro, meglio sarebbe invece aumentare le detrazioni per spese famigliari e scolastiche fatte con la moneta elettronica tracciabile e semplificare le dichiarazioni.

Al professore premier dal tono mite, i ragazzi dell’Enaip – due italiani e due di origine africana ben integrati grazie alla formazione professionale – hanno donato uno zaino con le bandiere italiana, aclista ed europea. Dentro racchette e torcia, per sostenere e illuminare un cammino che non sarà leggero.

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