Ripartire dalla responsabilità per poter vivere la legalità

Forte il richiamo alle coscienze da parte di don Luigi Ciotti al seminario regionale di “Libera”

L’illegalità nel nostro Paese è cresciuta, bisogna prenderne atto. E chi vede le cose dall’ “osservatorio” privilegiato che è “Libera”, lo sa bene. Certo, vent’anni fa, quando “Libera” è nata, la rete nazionale di associazioni contro le mafie non esisteva, così come non esistevano i cortei per le strade o i progetti di legalità nelle scuole. Ora, però, tutto questo non basta più, parola di don Luigi Ciotti, “ospite d’onore” al seminario regionale di “Libera” tenutosi nei giorni scorsi a Villaggio Mancuso: “La parola “legalità” è ormai abusata e svuotata di contenuti, e dovrebbe essere sostituita dalla parola “responsabilità” – ha dichiarato il fondatore di “Libera”, intervenuto nella seconda giornata del seminario moderato da Mimmo Nasone e Antonio Tata – Mai come ora dobbiamo abbandonare i soliti schemi rassicuranti e lasciarci raggiungere dai nuovi segnali, facendo un’opera di autocritica all’interno delle nostre coscienze prima di dare un contributo educativo alle generazioni più giovani”.

Responsabilità, dunque, ma anche coerenza, umiltà e sobrietà, per farsi “testimonianza” di un cambiamento che non si avvale di “prediche” bensì di esempi, al di là delle fiaccolate che rischiano di ridursi a trappole mediatiche. Quanto fatto finora è stato importante, ha proseguito don Ciotti, ma è giunto il momento di cambiare rotta, andando oltre la semplice indignazione per restituire dignità alla memoria delle vittime innocenti di mafia spesso dimenticate ed ai loro familiari, ai testimoni di giustizia e a quanti ogni giorno si sentono minacciati dalla malavita, ormai diffusa ad ogni livello e spesso camuffata da “potere legale” che sceglie di muoversi in maniera illegale.

 Il richiamo alla “concretezza” ed alla maggiore “consapevolezza”, ed all’essere cristiani “sovversivi” nel senso più autentico del termine, è stato forte: la prima dimensione della giustizia, del resto, è la prossimità, altrimenti questo mondo – fondato solo sul profitto- sarà finito. Non ha avuto mezzi termini don Ciotti nel dipingere un quadro che si presenta sempre più a tinte fosche: prima di lui, nel momento pubblico delle tre giornate di formazione del coordinamento regionale di “Libera”, avevano provato a tracciarlo anche Giap Parini del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unical (“Per stare a fianco di coloro che rivendicano i diritti bisogna ricominciare dalla Costituzione”, ha detto in sintesi); Michele Gravano, segretario regionale della Cgil; Luisa Latella, prefetto di Catanzaro (“I calabresi devono liberarsi da una serie di vincoli, soprattutto culturali, per evitare di venire contaminati dal malaffare, che si fonda sul mancato rispetto delle regole”); monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro, e Federico Cafiero De Raho, procuratore di Reggio Calabria.

Quest’ultimo, ribadendo l’obbligatorietà dell’azione penale da parte del pubblico ministero, ha fatto leva sulle resistenze che hanno i cittadini nello sporgere denuncia: eppure, per non sottomettersi, occorre saper rischiare, e permettere così alla magistratura di svolgere le proprie indagini che possono prendere avvio solo a seguito della notizia del reato.

Le attività sono poi proseguite, per tutto il fine settimana, con il coordinamento dei referenti nazionali e regionali, all’interno dei gruppi di lavoro aderenti alle campagne “Miseria Ladra”, “Sos Giustizia”, “Memoria”, “Formazione”, “Beni confiscati” e “Riparte il futuro”, tutte importanti appendici di “Libera”.

                                                                                               

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